Moderatore: Arch. Roland Baldi, Vicepresidente della Fondazione Architettura Alto Adige
Introduzione: Ulrich Kohl ALPI Fenster
Relatore: V.-Prof. dott. arch. Christoph Kohl | CKSA.Berlin (about: QUI)
Architetto di Bolzano vince il concorso per il nuovo quartiere cittadino "Duisburg Dunes"
Nel 2019 la città di Duisburg ha avviato un processo per lo sviluppo del sito attorno all'ex scalo merci. Nell'estate del 2020 è iniziata una competizione internazionale per lo sviluppo urbano, per la quale nel marzo 2021 il team intorno a Christoph Kohl (CKSA.Berlin con Fugmann Janotta e Partner mbB, Stadt+Verkehr Ingenieurbüro Terfort, ALB Akustiklabor Berlin e Happold Ingenieurbüro GmbH) ha vinto il 1° premio all'unanimità.
Verso la fine del secolo scorso ci fu una forte esigenza di cambiamento in fatto di pianificazione urbana e in architettura. Il motto „luce - aria - sole“ è ancora oggi considerato un valido slogan, sebbene non possiamo davvero comprendere le condizioni di vita che allora erano diventate insopportabili nelle campagne e nelle città nel corso della progressiva industrializzazione.
Un secolo dopo, è più importante che mai rispondere a questa chiamata e aprire una finestra verso un futuro sostenibile.
La città fu percepita come un pericolo per la sua densità, la sporcizia e lo smog.
Le prese di coscienza per un cambiamento si ebbero all'inizio del XX secolo in modo piuttosto ingenuo, con il movimento Garden City (città giardino). Il movimento della Nuova Architettura - che a sua volta ha portato al Bauhaus - e De Stijl, hanno dato alla nuova idea di vita una forma strutturalmente concreta, che poi si è sviluppata in uno stile internazionale in tutto il mondo.
Questo pensiero sfociò nella Carta di Atene del 1933, un documento che è ancora alla base della maggior parte dei sistemi di pianificazione urbana in tutto il mondo. La distruzione portata dalla Seconda Guerra Mondiale indusse a questo tipo di pianificazione, che diffuse la "segregazione", in larga misura dettata dalla ricostruzione di molte città europee, e divenne lo standard per i nuovi agglomerati.
La richiesta di " luce - aria - sole " nei primi anni del 1900 fu una reazione alle condizioni di vita anguste e spesso semplicemente antigieniche conseguenti all'era industriale. Le città erano dense, gli appartamenti piccoli, c'erano fognature malfatte o addirittura assenti, non esistevano quasi gli spazi verdi pubblici e l'aria era già fortemente inquinata.
In questo momento storico, abbiamo tutti sperimentato una nuova esigenza che ci fa chiedere luce, aria e spazio. Un virus ha iniziato a mettere in discussione il modo in cui stiamo insieme, nella città dell'era moderna. Il corona19 ci costringe ad interrogarci su come viviamo, come e dove lavoriamo, come acquistiamo, cosa facciamo nel nostro tempo libero, come ci muoviamo nella nostra vita quotidiana – su tutte quelle attività che siamo costretti a fare nella città come luogo di "segregazione" nel mondo globalizzato. A distanza di un secolo rimane più che mai attuale la necessità di riprendere quell'appello, lanciato infatti esattamente 100 anni fa, e riformulare sull'oggi questo concetto.